Il Grande Risveglio di Vulcano1888-1890: L’Epopea dell’Ultima Eruzione che Trasformò le Eolie
Nella notte del 3 agosto 1888, l’isola di Vulcano, un gioiello silenzioso tra le Eolie, fu scossa da un fragoroso boato, un preludio all’inizio dell’ultima eruzione che avrebbe scritto una pagina indelebile nella storia geologica dell’arcipelago. Meno celebrata rispetto ai suoi vicini, l’Etna e lo Stromboli, Vulcano ha sempre custodito il suo carattere imponente e misterioso. Quella notte, la sua tranquillità venne spezzata da un evento eruttivo di proporzioni epiche.
La storia di Vulcano, legata alla mitologia greca che la considerava la sede dell’officina del dio Vulcano, si intrecciò con eventi eruttivi noti sin dall’antichità. Gli antichi greci la chiamarono Ἰερά, sacra, e le eruzioni del suo cratere furono documentate da storici come Tucidide e Aristotele. Ma fu solo 131 anni fa, nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1888, che Vulcano espresse la sua furia in modo straordinario.
Un team pionieristico di ricercatori, tra cui Orazio Silvestri e Giuseppe Mercalli, fu inviato dalle autorità italiane per studiare scientificamente l’eruzione. Questo evento non solo fu uno spettacolo di forze naturali incontenibili ma rappresentò anche il primo caso di eruzione vulcanica analizzato con rigore scientifico.
La coreografia dell’eruzione fu spettacolare e complessa. Dal cratere centrale si sollevò una colonna eruttiva maestosa, carica di fulmini e materiale magmatico. Questo spettacolo visivo fu la manifestazione di una serie di attività distintive. L’eruzione fu divisa in due fasi principali, caratterizzate da emissioni di ceneri, scorie e bombe vulcaniche a intervalli regolari.
La prima fase, intensa e potente, abbracciò i primi tre giorni dall’inizio dell’eruzione. La seconda fase, più moderata ma altrettanto significativa, si protrasse dal 18 agosto 1888 al 22 marzo 1890, intervallata da periodi brevi ma rilevanti di quiete. Questa “danza” di forze naturali lasciò un’impronta indelebile sull’isola, danneggiando gravemente gli impianti di estrazione di zolfo e allume, che ospitavano una piccola colonia di carcerati.
Oggi, secoli dopo, Vulcano è nuovamente al centro dell’attenzione a causa di un progressivo aumento dell’attività gassosa negli ultimi mesi. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha intensificato il monitoraggio con l’installazione di nuovi sismografi e strumentazione all’avanguardia. Gli studiosi scrutano costantemente l’isola, cercando di svelare i segreti di questo vulcano attraverso il monitoraggio e la ricerca.
Per comprendere appieno questa eruzione storica, le autorità romane inviarono sul posto Orazio Silvestri e Giuseppe Mercalli, che, insieme ad altri esperti, realizzarono il lavoro “Le eruzioni dell’Isola di Vulcano, incominciate il 3 agosto 1888 e terminate il 22 marzo 1890”. Questo studio divenne una fonte fondamentale per comprendere i dettagli di quei giorni tumultuosi.
L’isola di Vulcano, oggi, presenta solo delle emissioni sulfuree, più intense lungo alcune fratture che attraversano il bordo del Gran Cratere. Il confronto tra fotografie dell’area del Porto di Levante eseguite nel 1923 e quelle di una decina di anni fa solleva interrogativi su cosa potrebbe accadere se Vulcano dovesse entrare in attività oggi. Il porto, distante poco più di un chilometro dal Gran Cratere, fu gravemente colpito durante l’ultima eruzione.
Il fascino persistente di Vulcano, con la sua storia vulcanologica unica, continua a catturare l’attenzione degli studiosi. Attraverso il monitoraggio costante e la ricerca, la scienza apre finestre su eventi passati, aprendo porte a nuove scoperte per il futuro. La storia di Vulcano, dalla sua mitologica sacralità alle eruzioni epiche del passato, si svela come un affascinante capitolo nella narrazione della Terra e della sua potente dinamica geologica.