Il premio per il miglior vino novello d’Italia nel 2024 va a “Note d’Autunno”, prodotto dalle Cantine Volpetti di Ariccia, nel cuore dei Castelli Romani. Questo risultato eccellente è stato decretato durante la XVIII edizione del prestigioso Concorso Nazionale di Miglior Vino Novello d’Italia, tenutosi dal 14 al 16 novembre a Roma, nell’ambito dell’evento Excellence Food Innovation presso la tribuna autorità dello Stadio Olimpico.
Un podio prestigioso
La competizione ha visto una giuria composta da esperti del settore: Daniele Lombardi, enologo; Ilenia Canino, sommelier dell’AIS; e Gianluca Marchesani, giornalista sommelier e ambasciatore delle Città del Vino. Dopo un’attenta degustazione, il titolo di miglior vino novello d’Italia è stato assegnato a “Note d’Autunno”. Il podio del concorso si è completato con:
- 2° posto: Velenosi, di Ascoli Piceno;
- 3° posto: Casa Vinicola Criserà di Reggio Calabria.
Le caratteristiche di “Note d’Autunno”
Prodotto con uve Sangiovese e Montepulciano, “Note d’Autunno” è il frutto della tecnica della macerazione carbonica, un processo che dura dai 6 ai 7 giorni. Il vino, con un grado alcolico di 11,5%, si distingue per il suo colore rosso porpora e il profumo fresco e fermentato. Al palato risulta delicato e fruttato, rendendolo un’ottima scelta per accompagnare piatti autunnali e invernali, soprattutto a base di carne. È perfetto anche con le tradizionali caldarroste. La temperatura di servizio ideale è tra i 10 e i 12 °C.
La crisi del vino novello
Nonostante questo successo, il vino novello attraversa un momento di difficoltà. Sabrina Alfonsi, assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, ha sottolineato l’importanza della vittoria delle Cantine Volpetti come simbolo di speranza per il settore. Secondo l’assessora, il calo dei consumi degli ultimi anni è legato a un cambiamento nelle abitudini, con i consumatori che prediligono qualità e quantità ridotte. Ha inoltre dichiarato:
«Il vino novello può rappresentare una chiave per avvicinare i giovani al mondo del vino, rompendo l’idea che sia un prodotto minore rispetto ai vini strutturati».
Verso una normativa più rigorosa
Secondo Tommaso Caporale, direttore dell’Istituto Nazionale del Vino e dell’Olio Novello, una revisione delle norme sulla produzione del vino novello potrebbe migliorare ulteriormente la qualità del prodotto. Attualmente, la legge italiana prevede che solo il 40% delle uve sia sottoposto a macerazione carbonica, mentre il restante 60% può essere trattato con tecniche tradizionali. Caporale propone di innalzare questa soglia e introdurre un sistema di certificazione specifico per le cantine che utilizzano esclusivamente la macerazione carbonica.
Un confronto interessante si può fare con il Beaujolais Nouveau francese, prodotto interamente con questa tecnica, e noto per la sua alta qualità.
Macerazione carbonica: il segreto del vino novello
Per comprendere la peculiarità del vino novello, è fondamentale distinguere tra “vino nuovo” e “vino novello”. Il primo è semplicemente il vino dell’ultima vendemmia, ottenuto con metodi tradizionali. Il novello, invece, è prodotto con la macerazione carbonica, un processo che consiste nel porre grappoli interi in contenitori ermetici saturi di anidride carbonica. Questo ambiente privo di ossigeno innesca una fermentazione intracellulare che, in pochi giorni, estrae aromi freschi e fruttati.
Il risultato è un vino leggero, aromatico e pronto da bere, ma non adatto all’invecchiamento. La sua freschezza lo rende perfetto per il consumo immediato, con una finestra di commercializzazione limitata: dal 30 ottobre al 31 dicembre dell’anno della vendemmia.
Un futuro promettente per il novello italiano
Il successo di “Note d’Autunno” delle Cantine Volpetti rappresenta una spinta per rivalutare il vino novello italiano. Questo prodotto, spesso sottovalutato, ha tutte le carte in regola per attrarre nuovi appassionati, soprattutto tra i giovani. Con l’attenzione alla qualità e l’eventuale aggiornamento delle normative, il novello potrebbe vivere un vero rinascimento, partendo proprio dai Castelli Romani, territorio ricco di tradizione enologica e innovazione.